“Bianco e Nero” vol. 600 (2021)

Cinema e Medioevo

BIANCO E NERO

Vol. 600 (2021)

Cinema e Medioevo

Rivista quadrimestrale del Centro Sperimentale di Cinematografia

Il numero è a cura di Franco Cardini, Riccardo Facchini, Davide Iacono 

Isbn 979 12800 23 216

Pag. 176; ill.

Euro 18,00

Per info, ordini e abbonamenti:   ordini@edizionisabinae.com

Direttore: Felice Laudadio

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 Il “medioevo identitario” è una presenza costante, ancorché discontinua, nei film che lo scelgono come sfondo, come ambiente della loro trama, se non come loro protagonista tout court. La forte storicità e spesso anche l’accurato storicismo di certe pellicole britanniche dedicate al XII (Enrico II, Riccardo, Giovanni “Senza Terra”, in qualche modo perfino Robin Hood) o al XVI-XVII secolo (Enrico VIII, Elisabetta I, Oliver Cromwell) tendono in qualche modo ad alludere quanto meno ai “caratteri originali” della nazione, e lo stesso ruolo hanno giocato negli Usa i molti film western dedicati alla “frontiera”, alle “guerre indiane”, a quelle “messicane”. Senza dubbio molto impegnati nel senso identitario, di “costruzione della nazione” – come, su un fronte evidentemente non medievistico, l’oggi esecrato The Birth of a Nation di David Wark Griffith –, erano i grandi film sovietici di Sergej Michajlovič Ejzenštejn, soprattutto l’Aleksandr Nevskij, ai quali gli italiani impegnati nella filmica fascista, che non sembrava privilegiare il medioevo (a parte il caso che un qualche condottiero quattro-cinquecentesco mostrasse mascella abbastanza larga da ricordare il duce), quando affrontavano quel periodo preferivano la figura di Dante o temi che in modo trasparente miravano a fomentare l’antipatia per la “Perfida Albione”… È evidente che la scelta di una cornice formalmente e molto allusivamente “medioevale” per un prodotto palesemente estetico-surrealistico quale La corona di ferro, presentato a Venezia, non poté non sollevare perplessità e ostilità da parte dei cineasti di regime inviati da Hitler. Viceversa, tipico caso medievale-patriottico è quello rappresentato dall’immagine degli imperatori svevi nel cinema italiano. Ma sul Barbarossa l’equivoco e l’incomprensione rimangono costanti, mentre a proposito di Federico II è facile scivolare nell’esoterismo. Ma l’uso politico del medioevo – o il medioevo come metafora politica – non è certo la dimensione unica nella quale si muove il cinema “medievalistico”. Questo numero di «Bianco e Nero» ha cercato di fornire al riguardo una casistica più ampia e variegata possibile.

Franco Cardini 

 

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Franco Cardini è professore ordinario di Storia medievale presso l’Università di Firenze, e come giornalista collabora alle pagine culturali di vari quotidiani.
La sua produzione di saggi storici è molto vasta. Tra questi ricordiamo L’avventura di un povero crociato (Mondadori, 1998), Giovanna D’Arco (Mondadori, 1999), I Re Magi. Storia e leggende (Marsilio, 2000), Il Medioevo (Giunti Junior, 2001), Carlo Magno. Un padre della patria europea (Laterza, 2002), Europa e Islam. Storia di un malinteso (Laterza, 2002), Astrea e i Titani. Le lobbies americane alla conquista del mondo (Laterza, 2003), Il Barbarossa (Mondadori, 2006), Lawrence d’Arabia (Sellerio, 2006), La vera storia della Lega Lombarda (Mondadori, 2008), I templari (Giunti, 2011), Gerusalemme. Una storia (Il Mulino, 2012) Alle origini della cavalleria medievale (Il Mulino, 2014), L’appetito dell’Imperatore. Storie e sapori segreti della Storia (Mondadori, 2014), Il califfato e l’Europa. Dalle crociate all’ISIS: mille anni di paci e guerre, scambi, alleanze e massacri (UTET, 2015), Un uomo di nome Francesco. La proposta cristiana del frate di Assisi e la risposta rivoluzionaria del papa che viene dalla fine del mondo (Mondadori, 2015), Onore (Il Mulino, 2016), I Re Magi (Marsilio 2017), e La pace mancata (Mondadori 2018).

Riccardo Facchini, dopo la laurea magistrale, conseguita nel 2010 presso la Sapienza Università di Roma, consegue il dottorato di Ricerca in Storia della Civiltà Europea presso l’Università Europea di Roma, con una tesi sui rapporti diplomatici tra Venezia e il mondo islamico nel basso Medioevo. Dedica la sua attività di ricerca anche allo studio dei medievalismi, in particolare all’utilizzo di tematiche medievali nel pensiero cattolico e politico tra XX e XXI secolo. Ha curato- insieme a Tommaso di Carpegna Falconieri – il volume Medievalismi Italiani (secoli XIX-XXI (Gangemi 2018). È membro della segreteria organizzativa del Centro Studi e Ricerche sul Medievalismo dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo, ricercatore freelance e collaboratore del mensile «Medioevo».

Davide Iacono consegue la laurea magistrale alla Sapienza Università di Roma, con una tesi sul medievalismo, con particolare attenzione allo studio delle fonti medievali nel pittore preraffaellita Edward Burne-Jones. E’ collaboratore della rivista il «Medioevo» e fa parte del Centro Studi e Ricerche sul Medievalismo dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo. La sua attività di ricerca si concentra sui rapporti tra ventennio fascista e medievalismo, specialmente sull’uso delle figure dei condottieri rinascimentali compiuto dalla propaganda fascista; su questo tema ha scritto Condottieri in camicia nera: l’uso dei capitani di ventura nell’immaginario medievale fascista in Medievalismi italani (secoli XIX-XXI) (Gangemi 2018) e Les condottieri italiens dans le cinema de propaganda fasciste, «Práticas da História Journal on Theory, Historiography and Uses of the Past», 12, 2021.

 

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