Ci sono giorni che non accadono mai

di Valerio Cappelli

CI SONO GIORNI CHE NON ACCADONO MAI

di Valerio Cappelli

Formato 12×20

Isbn 979 1280023 032

54 pagine

euro 8,00

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Uscita 06 luglio 2020

info e ordini: ordini@edizionisabinae.com

 

IN SCENA NEL 2020:

Ravenna Festival

https://www.ravennafestival.org/events/ci-sono-giorni-che-non-accadono-mai/

Puccini Festival

http://www.turismo.lucca.it/it/eventi/puccini-festival-ci-sono-giorni-che-non-accadono-mai

 

Questo testo è nato quasi come un gioco, che poi mi ha preso la mano. L’ho scritto durante la Fase 1 del Coronavirus, quando si contavano centinaia di morti al giorno. Non pensavo di farne uno spettacolo teatrale. Alla fine di un’intervista a Sergio Castellitto per il Corriere della Sera, ho chiesto un parere sul mio scritto, che stava prendendo forma. Mi ha incoraggiato, gli ho domandato: lo porteresti tu a teatro? Ha detto sì. E ci siamo messi al lavoro. Sergio torna a recitare dal vivo dopo quindici anni, e con Isabella Ferrari non aveva mai  recitato in scena. I protagonisti sono un intellettuale romano e una estetista del Nord. Si erano conosciuti anni prima su Facebook. Si sentono durante il lockdown, presto si confidano i loro fallimenti sentimentali, parlano della intimità sessuale che non hanno più con i loro partner, salta ogni freno inibitore, nascerà fra loro una strana, densa complicità in un dialogo serrato. Ma il tempo passa e sono impossibilitati a vedersi. Promesse, noia, sogni, illusioni.  La realtà presenterà il conto. Un ping pong che si rivelerà crudele,  anomalo, non “normale”: ma prima vivevamo in modo normale?
Con Sergio ho pensato alla protagonista femminile,  una donna del Nord, non più ragazza ma ancora bellissima, spregiudicata: Isabella, in apparente contrasto con una certa immagine sofisticata del cinema d’autore, è perfetta.
La pandemia ha acceso paure e fantasie, ci ha fatto tornare adolescenti. E’ un viaggio mentale, un thriller dell’anima,  è la storia di due immaginazioni che diventerà un gioco al massacro, un gioco che non corrisponde a come sono loro, non si ritrovano nel covid così come sono. o forse sì…. Il covid è stato l’accensione, il lockdown è la benzina servita a aumentare le nostre paure e le nostre solitudini.
Ho cercato due toni, l’erotismo e una certa ilarità, perché il rischio era di cadere nel ridicolo. Ho pensato a Quentin Tarantino e a Arthur Schnitzler. In realtà del regista americano viene soltanto citato l’episodio di Pulp Fiction con Harvey Keitel che “risolve problemi”, ma il contesto, la storia, l’impianto sono  completamente diversi. A Schnitzler ho pensato per Il  Girotondo.
La musica originale e stata creata appositamente dal grande Ennio Morricone, due volte premio Oscar. Ennio mi conosce da quando ero adolescente, all’epoca era nel Comitato direttivo dell’Istituzione Universitaria dei Concerti, un’associazione musicale romana dove io facevo il voltapagine dei pianisti. Ma ho cominciato dopo poco a scrivere i miei primi articoli  per il Corriere ed Ennio è stata una delle prime persone che ho intervistato.  Per me, è una sorta di secondo padre. Ha scritto un pezzo straordinario, ci sono la sua epicità e la sua malinconia,  sembra un abito su misura per il clima del testo, è a spirale, ha un passo circolare, a un certo punto le note sono come accartocciate, accompagna in maniera naturale il respiro di due anime disperate e infelici, corrose dalla solitudine. Mi ha scritto una bellissima dedica: la conservo come una reliquia.

L’amore al tempo del virus, il virus dell’amore, un amore malato. Sergio Castellitto dice che è una specie di seduta di psicoterapia a due, nella quale coinvolgere il pubblico come spettatore ma anche come analista e analizzato: in fondo. Lo spettatore ha vissuto lo stesso trauma del lockdown, è persona informata dei fatti… L’impotenza dei sentimenti nel tempo sospeso del virus.  La piéce ha un forte realismo ed è anche irreale, perché i due non si incontreranno mai come amanti. La vita reale a volte è per chi non sa fare di meglio. C’è la realtà e la surrealtà, una storia irreale che sembra reale, e soltanto la paura potrebbe salvarli. E’ un avanzo di amore maturo, è il sogno (o l’incubo) di una notte di mezza età…Durante la stesura ho chiesto un parere ad alcuni amici artisti, volvo capire dove stavo andando  a parare. Paolo Taviani mi ha detto, è il diario di tanti di noi, in quei mesi. E sono andato avanti.
Valerio Cappelli

 

Valerio Cappelli, nato a Roma, ha cominciato a collaborare giovanissimo, a vent’anni, al Corriere della Sera, dove poi è stato assunto nel 1986. Si occupa dei principali avvenimenti di musica classica e di cinema, dal Festival di Salisburgo ai Festival di Cannes e Venezia. È laureato in Storia dell’Illuminismo alla Sapienza di Roma. Ha lavorato a Raidue e a Radiodue. Ha scritto tre testi teatrali insieme con Mario Sesti: Il Titano Insicuro (sul grande direttore d’orchestra Carlos Kleiber) interpretato da Remo Girone con la regia di Pier Luigi Pizzi andò al Festival di Spoleto e a Caracalla; Finalmente Truffaut!, con Sergio Rubini fu rappresentato al Franco Parenti di Milano e a Roma, al Teatro Argentina e all’Auditorium, infine La voce di Sinopoli, con Massimo Popolizio, alla Fenice di Venezia. 

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