Ercole Monti Renata Giovanardi Architetti

di Ercole Monti e Renata Giovanardi

ERCOLE MONTI RENATA GIOVANARDI ARCHITETTI

di Ercole Monti e Renata Giovanardi

Presentazione dell’Arch. Amedeo Schiattarella

Formato 27 x 27 cm.

Isbn 978 8898 623 303

Euro 20,00

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Dalla presentazione dell’Arch. Amedeo Schiattarella

“…l’architettura?… A volte capita.” Così rispondeva Carlo Scarpa, in una delle rare interviste documentate, a chi gli chiedeva cosa fosse l’architettura. Renata Giovanardi ed Ercole Monti appartengono ad una generazione di architetti che ha costruito la propria esperienza professionale all’inizio degli anni ’60 e che ha profondamente creduto all’architettura come fattore di rinnovamento e di miglioramento della comunità. L’assunto dell’intera cultura architettonica di quegli anni è quello che essa rappresenti il segno visibile del progresso sociale della modernità. I grandi maestri contemporanei ne sono gli interpreti e costituiscono il punto di riferimento obbligato di un mondo in cui i confini tra le varie discipline della creatività sono molto labili. Architettura, pittura, musica sviluppano filoni di ricerca linguistica intrecciati e difficilmente separabili. Questo mondo di contaminazioni intellettuali è quello in cui gli architetti Giovanardi e Monti si formano e che iniziano, da subito, a frequentare. La curiosità intellettuale di entrambi li spinge, dapprima separatamente e poi assieme, a non accontentarsi di studiare le opere dei maestri che hanno fatto la storia della cultura del Novecento, ma piuttosto a ricercare con loro il contatto personale per poter poi avere il privilegio dell’apprendimento diretto dei principi fondanti delle loro esperienze. Il giovane architetto Monti dapprima si trasferisce a Parigi presso lo studio dell’architetto Hummel e successivamente entra in contatto, in Olanda, con Gerrit Rietveld. L’esordiente architetto Giovanardi con lo stesso spirito, qualche anno dopo, va a lavorare allo studio di Luigi Moretti. Il sentimento che li accomuna (e che li avvicinerà dapprima professionamente e poi nella vita) è quello di un amore sconfinato per l’architettura e di una dedizione totale alla ricerca professionale vista come una necessità esistenziale. La loro formazione avviene intessendo relazioni personali e talvolta epistolari con Alvar Aalto, che vanno a trovare in Finlandia, con Reima Pietila e poi ancora con Charlotte Perriand ed Eileen Gray. In questo clima di grandi fermenti culturali la ricerca architettonica di Giovanardi e Monti (arricchita dalle esperienze pittoriche di quest’ultimo) assume come riferimento culturale l’architettura organica di Wright anche se filtrata dalla lezione degli architetti nord europei. Questo legame si rivela nella asciuttezza dei segni, nel rigore e nella essenzialità dei volumi e delle superfici che vengono liberati da aggettivazioni ridondanti attraverso una continua opera di sottrazione del superfluo. Guardando al loro lavoro dei primi anni Sessanta e considerando il loro approccio alla progettazione (che presta sempre attenzione alla definizione di ogni singola componente dell’opera da realizzare) appare del tutto logico, se non addirittura necessario, l’ incontro con Carlo Scarpa e con la sua opera. Si tratta di un evento cruciale della loro vita professionale che conferma il loro modo di vedere l’architettura e li porta a stringere con lui, nel tempo, un vero e proprio rapporto di amicizia personale. L’ammirazione per il grande architetto veneziano è strettamente legata al modo di interpretare il senso del mestiere: conoscenza puntuale e meditata della lezione dei Maestri dell’Architettura, una magica sintonia con i materiali ed una padronanza assoluta e quasi virtuosa delle tecniche da utilizzare per esaltarne le potenzialità espressive, cura del dettaglio (che è parte integrante dell’architettura) ma, soprattutto, un amore sconfinato e una dedizione assoluta per la disciplina che li porta a considerare l’attività svolta come un impegno sociale e culturale piuttosto che come un lavoro che produce reddito. Il profondo senso etico con cui svolgono la loro professione li spinge, negli anni, ad una rigorosità e ad una coerenza che evita ammiccamenti verso le mode culturali ed impedisce cedimenti per compiacere il mercato. La loro è una produzione colta, sapiente, orgogliosa, in grado di mostrare l’altissimo livello professionale raggiunto: nelle loro architetture nulla è affidato al caso ma, al contrario, è frutto di una elaborazione profonda e meditata. La cura con cui vengono relazionati gli spazi, la sapiente configurazione delle loro piante, l’attenzione alle materie ed alle loro capacità di rispondere alla luce che le colpisce, la cura negli accostamenti cromatici esprimono una maturazione espressiva piuttosto rara e che dimostra che la grande tradizione della nobile professione di architetto in Italia è rimasta ben viva. Renata Giovanardi ed Ercole Monti appartengono a quel gruppo ristretto di architetti italiani che, nonostante le condizioni avverse del mercato della progettazione nel nostro paese, sono riusciti a mantenere alta questa tradizione. A loro l’architettura è… capitata, come affermava Carlo Scarpa, ma non solo come frutto di doti innate o di un caso fortuito, invece piuttosto come il risultato di un continuo lavoro di esercizio e di studio consapevole ed appassionato. È sorprendente constatare, piuttosto, che le loro opere siano ancora poco note.

 

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